Una delle storie che affascina ancora oggi il nostro immaginario, a ben ottocento anni di distanza, è senza dubbio quella di san Francesco d’Assisi. Ci colpiscono di lui il suo intenso percorso spirituale, la rinuncia alla ricchezza per vivere in assoluta povertà, l’amore profondo verso Dio, il rispetto per il Creato e il senso di fratellanza verso tutte le creature che lo popolano. Francesco è stato un personaggio rivoluzionario che ha rotto con gli schemi del passato e avviato un grande cambiamento nella Chiesa e nella società del suo tempo. Ma è anche una figura di grande modernità, con le sue intuizioni sui temi ambientali e il suo impegno per la pace e il dialogo interreligioso, e continua così ad essere fonte di ispirazione per credenti e non credenti.
La National Gallery di Londra rende omaggio al patrono d’Italia con la prima grande mostra dedicata interamente alla sua figura: «Saint Francis of Assisi» che racconta la storia dell’assisiate attraverso 40 opere d’arte realizzate nell’arco di sette secoli. Una vera e propria biografia visiva con i dipinti del museo londinese (Sassetta, Francisco de Zurbarán e Sandro Botticelli) a cui si aggiungono importanti prestiti internazionali tra cui spiccano le tele di Caravaggio, El Greco, Costa, solo per nominarne alcuni. Non solo pannelli medievali e quadri moderni, ma anche reliquie, manoscritti, film e perfino un fumetto che contribuiscono a restituire un ritratto a tutto tondo del santo, mettendo in luce come Francesco sia probabilmente una delle figure più rappresentate nella storia dell’arte e faccia ormai parte dell’immaginario comune.
Sarebbero oltre 20mila le rappresentazioni di Francesco realizzate nei secoli, dopo la sua morte avvenuta nel 1226. Ciò che più colpisce è il fatto che da allora fino ad oggi così tanti artisti siano stati coinvolti dal percorso umano e religioso di Francesco. Come ha sottolineato Gabriele Finaldi, direttore del prestigioso museo londinese nonché curatore della mostra insieme a Joos Joustra, ricercatore di arte religiosa, il punto è «esaminare il motivo per il quale oggi Francesco continua ad essere una figura di enorme rilevanza, dopo più di 800 anni dalla sua nascita». Ed è proprio partendo dalle suggestioni scaturite dalle opere classiche e dalle rappresentazioni contemporanee presenti nell’allestimento, che cerchiamo di cogliere l’essenza del messaggio francescano.
L’apertura al mondo
Collocata al centro della prima sala, ad accogliere il visitatore, si trova una scultura dell’artista britannico Antony Gormley (1985). Un calco umano ridotto all’essenza, ma di forte impatto visivo, che l’autore ha modellato sul proprio corpo. La figura viene rappresentata spogliata d’ogni cosa, a ricordare la rinuncia a ogni bene terreno, con lo sguardo verso l’alto e le braccia aperte. Soltanto le stigmate in evidenza fanno intuire che si tratta di Francesco. Lo spettatore coglie in modo diretto e suggestivo la dimensione dell’apertura e dell’accoglienza, la disposizione all’ascolto e al dialogo, che hanno caratterizzato il santo. In quella figura non riconoscibile, Gormley ci spinge a immedesimarci, suggerendoci che ognuno di noi può diventare «luogo» di accoglienza per l’altro.
Nel percorso espositivo che si snoda lungo un filo cronologico, ampio spazio è dedicato alla connessione profonda che Francesco aveva con la natura. Ed è forse proprio questa la caratteristica che oggi lo definisce maggiormente. Francesco amava la terra come una madre e insegnava ad amarla e proteggerla, e amava gli animali come fratelli minori, mostrando una sensibilità che precorre la moderna ecologia. Non a caso è stato proclamato patrono dell’ecologia da papa Giovanni Paolo II nel 1979. Le opere di Andrea Buttner, Stanley Spencer e Luc-Olivier Merson raccontano in chiave moderna due degli episodi che hanno contribuito a creare la leggenda francescana, come la predica agli uccelli e il lupo di Gubbio.
In questa sezione non poteva mancare il Cantico delle creature, la sua più alta realizzazione poetica, in cui un Francesco sofferente giunto alla fine della vita, loda Dio per aver creato il sole, la luna, il fuoco, l’acqua, e tutte le creature viventi, includendo nel ringraziamento persino «sora morte». Proprio a Laudato si’, incipit del Cantico, papa Bergoglio si ispira intitolando così la sua seconda enciclica, con la quale chiama ognuno di noi a un cambiamento di vita radicale per salvare la Terra, «casa comune» minacciata dalla crisi climatica.
Ma è la natura stessa ad essere protagonista con Albero porta cedro, esempio di arte povera che rappresenta un giovane albero intagliato in un possente tronco di cedro. L’artista Giuseppe Penone entra nella storia più profonda dell’albero e di tutte le creature e gli elementi che hanno fatto parte della sua esistenza: il sole e l’acqua che lo hanno aiutato a crescere, il vento che ne ha mosso le fronde, gli uccelli e gli altri animali che vi hanno trovato riparo. Un’opera suggestiva che ci porta a entrare in perfetta sintonia con il messaggio di san Francesco.
Da figura sacra a supereroe
È un momento emozionante della mostra quello in cui si scopre l’umile abito di tela ruvida e rattoppata indossato dal santo (XIII secolo) ed è una scelta eloquente trovarvi accanto l’interpretazione che della veste ne fa un grande artista moderno. Alberto Burri, con l’opera Sacco (1953) rielabora concettualmente la trama dell’umile veste francescana intervenendo su di essa come su di una tela, per trasformarla così in opera d’arte. Nell’accostamento delle due vesti viene espressa con grande forza comunicativa la scelta radicale di Francesco, il suo spogliarsi delle ricche vesti paterne (Francesco era figlio di un agiato mercante di stoffe) per «sposare» la povertà e seguire le orme di Cristo.
Non manca, alla fine, il contributo del cinema con la proiezione di spezzoni di film dedicati alla figura del poverello di Assisi, con il classico Fratello sole e sorella luna di Franco Zeffirelli, Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini, nonché Francesco di Liliana Cavani, interpretato da Mickey Rourke. Non sorprende quindi che san Francesco sia il santo più rappresentato anche nei fumetti. Nell’albo Francis brother of the universe pubblicato dalla Marvel nel 1980, il santo non è molto diverso da altri supereroi come Spiderman o Superman. Presentato come uomo ordinario, che nasconde però capacità straordinarie, vede nascere il suo superpotere dal dono delle stigmate.
Anche i luoghi francescani (Assisi, la Verna, dove ricevette le stigmate) conservano ancora oggi la memoria del santo e mantengono l’atmosfera legata alla sua persona, facendone meta incessante di viaggio. Proprio da un’esperienza simile nasce l’opera Una camminata per san Francesco (2022) di Richard Long, ispirata al Cantico. È un resoconto a parole della significativa esperienza di solitudine che l’artista ha vissuto rimanendo per sette giorni a vagare immerso nella natura sul Subasio, il monte che aveva dato a Francesco un rifugio.
Nell’immergersi in un racconto dai contributi così intensi, risulta difficile non avviare un’intima riflessione, complice anche l’allestimento che, con una combinazione di luce soffusa e suoni della natura (il canto degli uccelli) invita al raccoglimento e alla riflessione. La mostra, in concomitanza con le molte celebrazioni programmate in vista dell’ottavo centenario della morte di san Francesco, nel 2026, rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire l’insegnamento francescano, quanto mai attuale ancora oggi.
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